Volere è potere: da padre a papà
- Margherita Pogliani
- 19 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Burbero, esigente, imponente nella sua determinazione. Persino collerico, talvolta, e magnetico talaltra. Un uomo mai sazio di vita, sempre dietro a imparare, ora l’astronomia, ora l’egittologia.
Ora sta studiando come radio amatore, con una passione che io ho vissuto solo negli anni d’università.
Sta ancora girando in lungo e in largo per lavoro con una passione e una resistenza che io non mi sarei sognata nemmeno alla metà dei suoi anni.
80 anni sono tanti, ma in fondo nostro padre è tanto, in ogni senso. Io me ne rendo conto adesso, riconoscendomi la parte paterna che possiedo. Perché tutti noi abbiamo una parte materna e una paterna, una femminile e una maschile e rinnegarle non solo serve a ben poco ma rischia di fare danni importanti.

Ho attribuito per decenni a nostro padre le “colpe” della mia fatica, della mia insicurezza, della mia sottomissione. Letteralmente, perché partivo per ogni missione sentendomi inferiore a chiunque avessi affianco.
Ora la vita mi sfida con una mission (in)possibile: prendermi cura di chi ho affianco e di me stessa in primis come una madre (e in questo campo penso di potercela fare) e come un padre.
Come il padre archetipo che desidererei: solidale, supportivo, incoraggiante, fiero, coraggioso, saggio, autorevole, curioso, inclusivo… Potrei andare avanti a lungo ma in estrema sintesi ho in mente un padre che è papà in tutto e per tutto, pronto a farsi da parte per lasciarmi crescere e anche a correre per sostenermi se mi vede inciampare o arrancare.
Un papà vicino, che mi cammina affianco, facendomi sentire alta come lui, pari a lui, senza giudizio o critica alcuna.
Un papà che più di mezzo secolo dopo avermi generata mi abbraccia ancora con occhi commossi, (ri)conoscendoci uno nell’uno.
E in questo (ri)conoscerlo vedo te, papà. Vedo te e il tuo sguardo che ha le stesse tonalità del mio, verde, grigio perlaceo, oro. Vedo te e la tua forza, la tua voglia di scoprire e conoscere e imparare e viaggiare con quell’entusiasmo e quella positività che tanto sento appartenere anche me.
“Volere è potere”, mi hai sempre detto e sempre l’ho vissuto come un imperativo troppo pesante da tenere sulle spalle. Ma quando mi specchio in te lo sento vibrare quel “volere è potere”!
Lo sento vibrare gioioso e squillante come l’incipit del Barbiere di Siviglia, aperto, incisivo, coinvolgente, con quell’oboe e quel clarinetto che la fanno da padroni. Dinamico, cangiante come quel motivo in mi che sfugge al controllo della ragione e dei sentimenti, come un occhiale colorato che, pur estraneo alla realtà a cui si applica, arriva a mostrarcela sotto una luce nuova, impensata.
Una luce positiva e agile, che oggi acquista più senso che mai perché mi è sempre appartenuta, viene da te e oggi più che mai si fa lampante per affrontare le difficolta che ci sono e uscirne più veri, più maturi, forse addirittura migliori.
E tu sei qui, sotto questa luce nuova e impensata, dove il volere diventa potere perché possiamo volere e vogliamo potere, inteso come verbo. Per entrambi volere è poter fare, poter essere, poter vivere cercando la lesson learned e trovando in noi stessi anche le parti paterne e materne più sane, più costruttive.
Mi hai dato tante lezioni (“che ti serva da lezione”, dicevi sempre!) e di tutte, nessuna esclusa, ti sono grata, perché senza non sarei quella che sono.
Bando al passato, celebriamo dunque il presente: buona festa del papà a tutti gli uomini e le donne della terra, perché ciascuno di noi ha già dentro di sè il seme per diventare il padre (e la madre) che vuole. E non è questione di attributi o di potere: è questione di volere. Con profonda riconoscenza.
Grazie Marghe, non ho parole...
Papà