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Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Festeggiamo le ombre o le luci?

“Parlami d’amore, cambia la visione

Vuoi tornare un po’ indietro nel tempo

Seguo le tue ombre”

 

Seguo le tue ombre, mamma, ma oggi festeggiamo le tue luci.

Parlami d’amore, cambia la visione, seguiamo le tue ombre per riconoscere la tua luce.

Perchè sei sole, mamma, mai sola.

Sei la grazia di un abbraccio, cuore contro cuore, eco di un’unione che possiamo fare e sentir risuonare, senza perderci in troppe parole.

Se torno con te indietro nel tempo e seguo le tue ombre, ancora mi tocca il tuo sguardo stupito quando mi sfioravi da piccola: incredulo di fronte alla magia della vita, della tua manifestazione di vita. Uno sguardo talvolta velato da un critico interiore che ti voleva vittima, anziché vincitore. Vittima di quel senso corrosivo d’inadeguatezza, vittima di primipara insicurezza, vittima di retaggi passati che non passano se inesplorati.

Tutti, tutti noi siamo vittime e vincitori. Tutti noi possiamo (ri)nascere vittime o vincitori. Dipende da ciò che mettiamo in luce e ciò che lasciamo in ombra, da come trattiamo quelle cicatrici, certo ancora sensibili ma anche testimoni vincenti di ferite da cui sono nate le nostre vite. Lasciamo, dunque, correre l’ossitocina e che sia la pancia a esprimersi, accogliendo in un diverso (giro)vita la luce che dall’utero della nonna hai portato a noi.

Benedico lei, te, noi, per ogni attimo insieme, passato, presente e soprattutto futuro.

Cinque anni fa ti resi grazie, oggi riconosco le tue grazie, perché sono infinite le grazie che mi hai donato, le sensazioni che si rincorrono tra languide carezze e tocchi salvifici, addolciti da un riservato profumo di mughetto.



Alza il capo, mamma, irradia la tua bellezza ed eleganza, la tua delicatezza e determinazione.

Sei un puzzle da sogno, per me: tu hai creato e alimentato il mio sogno di esser mamma. Tu hai reso reale il sogno, accompagnandomi attraverso le sfide della vita, tra un pronto soccorso e un muto sostegno, anche solo domandandomi: “Come stai?” E non sono tanto le telefonate quotidiane ma i nostri incastri, talvolta simbiotici, a stupirmi. E ancor di più m’inorgoglisce saperli con te trasformare in reciproco sostegno, delicato e rispettoso, preciso e incantato.

Il tuo Winnie the Pooh sulle spalle alleggerisce i passi, ricordandomi quanto la tenerezza possa esser lenitiva, mentre la tua capacità di estrapolare risposte per me impossibili dai miei schemi liberi mi lascia ammutolita, come quando ti osservo rapita dalle tue parole crociate.


Con te ho imparato ad amare l’antico sapere, greco, latino, umano in primis, riconoscendo nei tuoi occhi la potenza di scintille di saggezza cui è impossibile abituarsi.

Dry e botanical il tuo gusto, un autentico Martini, di nome e non di fatto, mi ha trasmesso la voglia di assaporare anche ciò che a lungo ci ha fatto shakerare.

La tua nobiltà mi ha svelato l’importanza della gentilezza d’animo, rara, mai scontata o da scontare (e per fortuna Giovanni la sa ben replicare).

Sulle note di Lella Costa e Gianna Nannini ci riappropriamo con Susanna di note femminili lucide e dirette, corroboranti e spassionate.

La tua presenza rende per me casa “casa”: aperta, ospitale, un nido sicuro in cui tornare ad assaporare quei dolci che mai dovrebbero mancare.

 

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.

 Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

 

I carme di Catullo fluiscono nelle tue vene, insieme alle poesie di Neruda, alla magia dei lirici greci, ai film in grado di esprimere l'intensità dei sentimenti, mentre silenziosa ti confronti con saggi opinionisti, deducendone spesso visioni che superano la loro prosa.

Ami la vita e forse è questo il dono più prezioso che oggi voglio ricambiarti, augurandoti di goderla in abbondanza, di occuparti non preoccuparti, di lasciarti amare respirando senza filtro le gioie della vita. Ringrazia le ombre e lasciale andare. È ora di metterti in luce perché per noi lo sei sempre stata.

Tanti auguri per questo luminoso compleanno!

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