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Immagine del redattoreMargherita Pogliani

Libertà è gentile partecipazione

Voglio essere libero, libero come un uomo

Vorrei essere libero come un uomo

Come un uomo appena nato

Che ha di fronte solamente la natura

Che cammina dentro un bosco

Con la gioia di inseguire un'avventura

Sempre libero e vitale

Fa l'amore come fosse un animale

Incosciente come un uomo

Compiaciuto della propria libertà

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione (G.Gaber)

Solo oggi ho intuito la potenza e l’attualità delle note e delle parole di Gaber che mi volteggiavano in petto: libertà è partecipazione. In questo periodo, contaminato da chiusure e timori, mi illumina l’idea della possibilità di una nuova partecipazione, di una nuova libertà.

Libero non è “l'uomo più evoluto / Che si innalza con la propria intelligenza / E che sfida la natura / Con la forza incontrastata della scienza / Con addosso l'entusiasmo / Di spaziare senza limiti nel cosmo / E convinto che la forza del pensiero / Sia la sola libertà”. Libero è chi si affranca dal passato, grato di aver vissuto, giocato, vinto, perso, sperimentato. Libero è chi non teme il futuro, semplicemente perché non esiste e quando esisterà se ne occuperà.

Libero è chi sospende i giudizi, su se stesso e sugli altri, per donarsi con partecipazione.

Già: partecipazione, prendere parte, far parte, essere coinvolti, esserci con attenzione e amore. Curioso come mi venga spontaneo associare il concetto di attenzione che in latino significava “rivolgere l’animo” al termine gentilezza. Perché per me chi rivolge l’animo liberamente, per partecipare a storie o progetti o entusiasmi comuni, agisce, almeno inizialmente, con quello spirito di appartenenza e solidarietà che la gens dell’antica Roma sublimava in pura qualità di rispetto e cura benevola, genuina.

In questa “new normality”, filtrata da mascherine, schermi e incertezze sento prioritario partecipare alla costruzione di nuove modalità di relazione. Guidano gli occhi, le inflessioni e i timbri di voce, che possono scatenare fantasmi infantili ma anche aprire a mondi inesplorati di connessione, empatia, progresso.

Guardiamoci allo specchio, sorridiamoci e impariamo a prestare attenzione, dando il nostro animo a qualcuno, a qualcosa. Non solo il nostro tempo. Il nostro tempo è libertà di esserci. Esserci con partecipazione, con emozione, con gentilezza, consapevoli della nobiltà che l'essere gentile richiede.

“Fratelli tutti” recita l’enciclica firmata l’altro ieri ad Assisi. Mi emergono i concetti di “amicizia sociale” come via per “sognare e pensare ad un’altra umanità”, alla società come “poliedro”, alla vita come “l’arte dell’incontro, anche se tanti scontri ci sono nella vita”. Arte dell’incontro basato sul “miracolo della gentilezza”, un’attitudine da recuperare perché è “una stella nell’oscurità” e una “liberazione dalla crudeltà, dall’ansietà e dall’urgenza distratta” che prevalgono in epoca contemporanea. “Una persona gentile – leggo - crea una sana convivenza ed apre le strade là dove l’esasperazione distrugge i ponti”.

Partecipazione basata sulla “Gentilezza ovunque. Anche nel silenzio. Tra le note del­l’esistenza”, suggeriscono Daniel Lumera e Immaculata De Vivo nel saggio Biologia della Gentilezza. “Un viaggio in un nuovo paradigma di salute e consa­pevolezza, un ponte tra Stati Uniti e Italia, nel quale il lin­guaggio rigoroso della scienza legittima e racconta i valori cardine dell’esperienza umana e la saggezza dei saperi millenari. Il seme della gentilezza autentica, come il fiore di loto, ha il potere di crescere e sbocciare anche nel fango”. Cresciamo, dunque! Sbocciamo con questa nuova gentilezza. Partecipiamo a un unico movimento gentile, dove libertà, sentimento e attenzione confluiscono in un’esperienza più profonda e altresì più vivida di gioia per la vita, fiducia nella nostra insaziabile umanità, che supera le barriere dell’individualismo sfrenato per costruire una nuova normalità. Più naturale. Più autentica. Più generativa. Più partecipata.

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