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Intenzioni, non aspettative

  • Immagine del redattore: Margherita Pogliani
    Margherita Pogliani
  • 6 nov 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

C‘è meno silenzio, questa volta. Ma le ambulanze sembrano urlare con maggiore disperazione.

A questo giro lo sentiamo così vicino da aspettarci di cadere anche noi nella sua trappola. Forse avverrà. Una cosa è certa: ancora di più oggi, chiusa tra queste mura, posso notare quanto i nostri confini emotivi siano diventati altissimi. Paradossalmente (ma anche comprensibilmente) ci difendiamo: abbiamo sostituito tolleranza ed empatia, con giudizio ed energia per litigare e boicottare qualsiasi segnale discordante dalla nostra idea. La frustrazione, la rabbia, la solitudine, l’ansia sono scontati. Non stupisce: le aspettative uccidono la realtà e le intenzioni suonano talmente fuori contesto da silenziarsi prima ancora di incantarci.

Nove mesi fa, quando mi sdraiavo a letto la sera, pensavo a come il lockdown potesse essere un'opportunità per prendermi cura di me, di noi.

A questo giro ha prevalso la tristezza per questo virus che spegne troppe anime belle. Mi ha pervasa, ieri sera, anche la stanchezza, in primis di calmierare con accoglienza e positività le tensioni che mi, ci, asfisiano, come fumo di carbone. Ormai sono rare le cene senza qualcuno che alzi la voce. È inusuale ascoltare senza interferenze. È desueto il dialogo; scontato il monologo.

Non è vittimismo. E' banalmente un fotografia intramura.

Naturalmente a notte fonda mi sono svegliata per i mille pensieri assordanti e ho cercato di fare pulizia: siamo entrati in un nuovo isolamento, quindi spazio costretto e tempo diluito che potrei investire rafforzando idee, progetti, relazioni. Come?

Rimettendo i piedi a terra e le mani sotto l'acqua, riassumendo la ragionevole sensazione di essere una privilegiata, perché non solo posso godermi queste sensazioni (che un quarto di secolo fa ho rischiato di perdere!) ma ho anche compagnia (fin troppa!), affetti (veri), amici (preziosi!), fame di scoperte, progetti che mi entusiasmano, pelosi a 4 zampe, lievito madre da trasformare in puro gusto, uno spicchio di giardino con piante cariche di frutti e foglie officinali, mezzi per stare sempre connessa e altri infiniti motivi per cui esser grata. Eccola, la gratitudine! La mia àncora: amplia la prospettiva, mi aiuta a vedere il bello e crea spazio nel cuore, anche quando scarseggia in casa. Ho imparato a fissare la mia gratitudine, appuntando ogni giorno un’esperienza di bellezza, gioia, amore.

Ieri la bellezza erano nelle foglie screziate di un Ginko Biloba, che pur essendo simbolo di potenza, energia e longevità, le lascia cadere, per radicarsi meglio nei periodi bui.

Ho sentito la gioia della vita, toccando il pancione di mia sorella e sorridendo a mia mamma.

Ho vissuto quell’esplosione d’amore nella condivisione della mia amica Francesca e in altri preziosi confronti, che mi hanno confermato che, sebbene ci ostiniamo a nascondere il contenuto del nostro cuore e a fingere di essere forti e invincibili, siamo tornati i Padroni di niente. Che è il titolo della mia “gioia” di oggi: il nuovo album di Fiorella Mannoia.

Sempre "suo" è l’amore di oggi: è riconoscerci fragili colpevoli ma interconnessi autori dei nostri sogni.

Sogna amore mio sogna al posto mio vivi il tempo tuo inseguendo un principio un valore inseguendo l’amore che guarisca le paure
Tutta una vita passata a commettere errori ma solamente chi sbaglia ha qualcosa da tirare fuori difendi ogni giorno passione e quello in cui credi

I sogni, le passioni, ciò in cui credo sono le mie Intenzioni. Da non confondersi con Aspettative, che sto cercando di cancellare dalla mia vita.

Intenzioni dinamiche: tese verso un’azione, come volontà, e tese verso un progetto.

Che parola ricca, Intendere! "Ho inteso" rende il comprendere più vicino, l’ascolto più empatico, la percezione più lieve, lo sguardo focalizzato, la relazione complice.

Intenzioni che allargano il cuore, illuminano gli occhi, trasmettono quella scintilla di meraviglia ed entusiasmo.

Come scriveva recentemente una compagna di "padronanza": “se metto in discussione le credenze che ho su di me e i meccanismi che metto in atto per “proteggermi”, diventa possibile ciò che era inimmaginabile.

È una vertigine simile a quella che provo un attimo prima di tuffarmi da una scogliera verso il mare aperto: terrorizzante ed elettrizzante allo stesso tempo. Con questa sensazione “adrenalinica” sono pronta a buttarmi, a mettermi in gioco, a sperimentare e a FALLIRE, un verbo per me difficile anche solo da pronunciare. Constatare che nulla è IRREVERSIBILE, mi mette in una posizione nuova che mi dà il coraggio di osare, pensare in grande e vedere come va. Come va con me stessa (la mia autocritica di solito è implacabile) e con le persone intorno a me. Così ho deciso di regalarmi uno spazio di “vuoto” tutto per me. Uno spazio scevro da cose da fare in cui mi concedo una delle domande più difficili per me: COSA VOGLIO, cosa è importante per me, cosa voglio creare, quale contesto, con chi voglio crearlo, quale voglio che sia il mio contributo, su quali delle mie qualità posso contare? La meraviglia di questo momento è che mi autorizzo a pensare in grande, a immaginare l’impossibile”.


Brava! Da emulare.

Quindi, chi di noi può permetterselo, faccia un respiro profondo, anziché arrabbiarsi e vivere in tensione.

Si ritagli un suo “vuoto”.

Prenda tempo. Il suo tempo.

Ma presto - per favore - diventiamo il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, la persona che sogniamo di essere tra 10 anni. Senza generalizzare, senza stereotipi.

Semplicemente innamorandoci delle nostre intenzioni, sentendo le emozioni e le ragioni per cui saremo felici (anche) tra dieci anni.

In fondo il pensiero crea. L'Universo risponde.

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©MargheritaPogliani 2019

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